martedì 9 giugno 2009

..quando ti penso vorrei tornare dalla mia bella al casolare



E ci siamo, 4 giorni, 3 giorni, 2 giorni, 1… il volo, il ritorno!

Rimane da raccontare l’ultima parte del viaggio che mi ha trascinato di nuovo a Sydney, e che mi ha fatto vivere forse la parte più avventurosa ed eccitante del viaggio.. una tappa in particolare la mitica, decantata, avventurosa e pericolosa Fraser Island.

Se pronunci il nome Fraser ad uno qualsiasi dei backpackers che girano per questo continente puoi avere due tipi di reazione:
gli occhi spalancati modello fanciullo di fronte ai racconti di lupi, le domande sul dove come quando, i progetti e le pianificazioni di quando si andrà e le espressioni di impazienza e di invidia di chi ancora deve andarci..
Lo sguardo all’orizzonte, la calma di chi ne ha passate tante, il mezzo sorriso “..tu non sai bene cosa ti aspetta, pischello” e le espressioni da vecchio lupo di mare di chi invece “La Fraser” l’ha fatta..
Ha ha.. come mi piace romanzare su ste cose, con il tempo peggioro!

Però non c’è nulla da fare, l’isola di sabbia più grande al mondo, dichiarata patrimonio dell’umanità per il suo unico ecosistema di sabbia e foresta pluviale, ha un fascino irresistibile, se mai dovessi tornare in Australia davvero non mancherei di tornarci.
Quando siamo arrivati ad Harvey Bay, il porto da dove partono i traghetti per l’isola, erano le 6 di sera e considerando che tutte le agenzie che organizzano i viaggi sull’isola chiudevano alle 6 non abbiamo avuto tanto tempo per comparare i vari prezzi e le offerte.. per fortuna che la bibbia Lolly ci aveva già preparati sul come volevamo fare il viaggio.
Ci sono 3 diversi modi per andare sull’isola:
Viaggio organizzato in mostruosi pulman/jeep con 40 persone e guida
Noleggiare un jeep e andare senza guida
Noleggiare una jeep insieme ad altri 8 sconosciuti e andare senza guida

La prima opzione, oltre ad essere costosa, non mi sconfinferava proprio, mi sarei sentito un giapponese in gita a Venezia, la seconda era abbondantemente fuori budget e così ci siamo da subito indirizzati verso la terza e ci siamo diretti in una della 4 agenzie consigliate dalla Lolly (non sapendo che era l’unica che aveva le jeep fucsia.. va bè)
Durante il briefing della sera ci hanno spiegato cosa non dovevamo fare con la jeep, il percorso da seguire, cosa non dovevamo fare con la jeep, come comportarci con i dingo, cosa non dovevamo fare con la jeep, dove campeggiare la notte, cosa non dovevamo fare con la jeep, cosa prendere per la spesa per i tre giorni, cosa non dovevamo fare con la jeep, come comportarci sull’isola che è chiaramente tutto parco nazionale e infine cosa non dovevamo fare con la jeep.. finito il briefing sono uscito, ho preso una mazza e l’ho piantata nel parabrezza di sta ca.. di jeep
Durante l’incontro ci siamo accorti anche di un’altra cosa: sui 16 membri che facevano parte dell’equipaggio noi eravamo gli unici uomini.. fatta eccezione per un soggetto con il cappello da cowboy australiano, di quelli che si prendono nei negozi di souvenir che aveva un’aria leggermente inquietante
OK, toglietevi quel sorrisino.. il nostro equipaggio era formato da 3 scozzesi diciottenni che non avevano patente (forse andavano bene per il nostro premier J ) e 3 francesi cicciotelle che facevano più caciare di un allevamento di galline.
Tutto sommato meglio dell’altro equipaggio guidato da due Irlandesi brutte e caprone simpatiche come la sabbia nelle mutande (sensazione che abbiamo provato abbondantemente sull’isola) e della quale faceva parte anche il misterioso soggetto.
Il giorno dopo siamo andati tutti quanti a fare shopping.. le sbirre irlandesi avevano deciso di non fare la spesa con il nostro gruppo (poverette) noi invece ci siamo affidati nelle mani del Lucianino nazionale che, essendo uno splendido chef e molto “democratico” (e non dico questo perché ora mi sta ospitando gentilmente a casa sua J) ha deciso cosa quando e come prendere, non sbagliando un colpo.
Dopo la spesa ci siamo diretti al traghetto per l’imbarco e arrivati là già l’equipaggio dell’altra jeep si era perso per la strada.. anden ben!
Guardando l’isola dal traghetto stentavamo a credere che fosse esclusivamente composta da sabbia tanta era la vegetazione.. nei tre giorni successivi avremmo mangiato sabbia, bevuto sabbia, avuto sabbia nelle orecchie, nei capelli e nelle mutande.. e ogni dubbio sull’effettiva composizione dell’isola si sarebbe dileguato
Io ero chiaramente il driver designato per questioni di anzianità e il primo approccio sull’isola su un tracciato che sembrava di sabbie mobili mi ha fatto capire come guidare in queste condizioni non fosse affatto semplice.
Dopo aver sistemato il campo base (con delle tende della seconda guerra mondiale) ci siamo diretti a visitare il lago Wabby, il primo splendore dell’isola.
A circa 100 metri sul livello del mare si trova questo lago che è accerchiato per 3 lati dalla foresta pluviale e da un lato da un’altissima duna di sabbia finissima e si infila quasi a strapiombo in acqua.. il sole splendente ha reso lo spettacolo emozionante e come dei bambini io e Lucio ci siamo messi a correre su e giù a fare i tuffi nel lago .. confortati dal fatto che tutti gli altri si comportavano in maniera altrettanto infantile..
La sera nel campeggio e Lucio, oltre ad essere i cuochi, i driver e le guide carismatiche del gruppo ci siamo cimentati anche come intrattenitori organizzando degli show e dei balletti.. anche per quei tristoni dell’altro gruppo!
Il misterioso soggetto invece si è rivelato essere un simpatico, un po’ fuori di testa, Israeliano di nome Roy, che era assolutamente incapace a fare qualsiasi cosa che potesse apportare un qualche beneficio al gruppo a parte suonare benissimo la sua Fender, alla quale teneva più di un figlio.

Il secondo giorno il tempo non è stato così benevolo, la pioggia a tratti, il vento freddo e il mare agitato hanno reso hanno sicuramente reso il viaggio più avventuroso ma anche molto meno comodo.
L’unico posto sull’isola dove è possibile fare il bagno nell’acqua salata, visto che nel mare è assolutamente vietato metterci piede a causa delle fortissime correnti, dell’altissima percentuale di squali tigre e meduse, sono le Champagne Pool una sorta di piscine naturali riempite dalle onde del mare.. mica ci fa paura il freddo a noi! Era bellissimo fare il bagno ed essere invasi dalla schiuma ( da qui champagne) delle onde che si infrangevano negli scogli.. il mal di gola e raffreddore successivo è un simpatico ricordo che ci siamo portati dietro.
Per raggiungere il secondo posto designato per il campeggio abbiamo messo a dura prova i nostri land discovery fucsia, la salita che portava a una spianata di sabbia ( e di che se no) riparata dal vento del mare era di sabbia soffice e le nostre pantere rosa affondavano come nella schiuma di un cappuccino, una volta passati noi abbiamo dovuto sradicare Roy dalla seconda jeep a badilate dopo che si era insabbiato 4 volte nello stesso punto…

Oltre a essere cuochi, driver, intrattenitori, capi carismatici ci siamo anche cimentati nella costruzione di una tenda di fortuna che ci proteggesse dalle piogge improvvise che arrivavano e che ci permettesse di cuocere il nostro barbecue.
A reggere il telo bastoni trovati nella spiaggia, lacci di scarpe, un albero, i finestrini dei nostri bolidi e svariate bestemmie.. le nostre simpatiche imprecazioni dovevano suonare particolarmente bene visto che piacevano particolarmente a tutte le ragazze che le ripetevano all’infinito.. non avendo la più pallida idea di cosa stessero dicendo!
Is it a bad word this one? NOoo , no no è più o meno come dire mannaggia alla paletta
Il barbecue non era affatto male ma aveva un leggero inconveniente.. l’odore di carne aveva attirato diversi dingo affamati che si aggiravano tra le tende per nulla impauriti dalla nostra presenza..
L’abitudine dei campeggiatori di dare del cibo a questi cani selvatici li ha resi particolarmente spregiudicati e, in diversi casi, aggressivi.
Negli ultimi anni non si contano le aggressioni subite anche da adulti oltre a diversi casi di bambini uccisi dai dingo (caldamente sconsigliato portare fanciulli sull’isola e alla donne di fare pipì non accompagnate di notte) il modo migliore per perdere un dito è dare una salsiccia troppo corta al dingo o dormire con i piedi di fuori alla tenda, figo è? Però vedere che sti cagnacci non si allontanano manco quando li rincorri con una vanga in mano e la notte ti leccano la zip della tenda devo dire che un filino mi aveva innervosito.. un filino è..
Lucio non si è fatto scappare l’occasione di fare venire un colpo alle caprone irlandesi saltandogli sopra le tenda urlando DINGOOOOOOO.. queste sono tornate di un colorito normale dopo un paio di giorni.
Durante la lunga notte abbiamo anche scovato un party improvvisato tra gli altri campeggiatori dell’isola, noi abbiamo portato il suonatore loro hanno messo il vino, insomma vino.. le GOON, termine tecnico da backpackers che indica il liquido contenuto in scatoloni da 5 lt, economico come l’acqua del mare, cattivo coem il caffè con il sale e che il girono dopo ti procura dei terribili mal di testa. MMMHH, abbiamo fatto quasi più bella figura noi con Roy.
Il giorno abbiamo visitato altre due meraviglie che si possono incontrare solo qui.. prima un fiume che scorreva sulla sabbia, con un’acqua talmente limpida che veniva voglia di berla e dove potevi lasciarti trasportare dalla corrente fino al mare galleggiando in mezzo alla foresta.
Poi ci siamo spostati al lago Mckanzie, un lago con le spiagge bianche.. anche qui il tempo ci ha rovinato un po’ l’immagine e le foto, ma non la soddisfazione di vedere qualcosa di unico e quasi irripetibile.
Nel viaggio di ritorno, giusto per farci compatire ovunque, abbiamo ri-eseguito in via del tutto eccezionale il nostro show intitolato “One Elefant” davanti a tutti i passeggeri del traghetto .. e tanto chi li rivede più questi. Giuro che appena ho una connessione decente vi metto il video

Le ultime due tappe del viaggio sono state Noosa e Brisbane.
Noosa è una dolce località turistica, un bel parco nazionale piena di tracciati per escursioni e le belle spiagge assolate ci hanno permesso di rifiatare un attimo.Brisbane invece devo dire che mi ha sorpreso, non me ne avevano parlato benissimo e invece devo dire che, tra la laguna artificiale, i parchi, le zone della nightlife e il quartiere West end pieno di locali alternativi mi ha dato una bella impressione.. Why not Brisbane?
Prima di lasciare Cleopatra ci è assalito un senso di sconforto. Ad un tratto ci siamo anche dimenticati che questo van della Toyota 2.4 lt a BENZINA bevevo come un tedesco all’october fest, che a tratti ci intossicava con i fumi della sua batteria interna, che aveva le gomme più lisce di un pattino da ghiaccio e che era più difficile da guidare di un tank corazzato e quasi ci siamo commossi nel lasciarla li, su un piazzale tutta sola.. ciao cara compagna di viaggio!
Urge un riepilogo:

11 giorni di viaggio
5 pernottamenti rubati nei campeggi (bastava entrare quando la reception era già chiusa..)
24 mandarini mangiati a scrocco da woolworth (supermercato)
6 hungover (un paio a testa) maledette goon
2300 km
350 lt di benzina unloaded (Cleo ci faceva anche il bagno con la benzina, era un van vanitoso)
42 testate nel soffitto di Cleopatra, equamente suddivise tra i tre passeggeri
420 imprecazioni a seguito delle testate
1246 foto, 843 delle quali mosse. 211 sfuocate, 6 buie, 86 inutili.. Lucio lo vedo meglio tra i fornelli
36 pastiglie di olio di pesce, quando uno è salutista! Omega 3 buono mangia
76 libellule sfracellate nella rete paracanguri di Cleo, 23 mega farfalle, 12 rane, 3 passerotti e un cristiano.. ma non lo dite a nessuno

E da ieri sono tornato qui, nella invernale Sydney, tutto finisce dove era iniziato.
Chiaramente ho organizzato una rimpatriata tra i vecchi amici qui di Sydney, più che dimezzati ormai da partenze e ritorni in Italia.. ma devo dire che ancora sappiamo divertirci.
Ieri nel barbecue a Coogee beach sembrava essere tornati indietro di 4-5 mesi, nell’ultimo caldo natale passato tutti insieme..
Dopo aver mangiato e bevuto abbiamo anche ricevuto una sfida da parte di ragazzi brasiliani e francesi per una partitella di calcio.. mamma mia che gusto vincere 3 a 2 contro una squadra metà brasiliana e metà francese POPPOPPOPPO POPO PO!!
Nel giretto in centro che abbiamo fatto tutti insieme ci aspettava l’opera house completamente illuminata con colori e disegni, opera dell’artista Brian Eno uno spettacolo che ha reso i saluti un filino più malinconici. (la web cam
http://luminous.sydneyoperahouse.com/sails.aspx )
Dai che tanto ci si vede, facebook.. ci becchiamo a Roma, o nella tua romagna vecchio.. per la notte rosa perché no.. Have a good trip man!

Sono davvero troppo frastornato ora per raccogliere le idee, per capire cosa è stato questo viaggio e che senso ha avuto per me.
Lo farò con calma, quando sarò ancora “a casa”, nella mia casa.
Se c’è una cosa che ho capito in questo periodo a testa in giù è che ci sarà solo un posto nel mondo dove mi sentirò a casa.. ed è li tra la mia gente, vicino alle persone che amo, dal mio amore … nella mia adorata romagna.
A presto
A lot of pictures.. traduz: na masa ad fotografii


Sopra: scorcio dalla Fraser

Sotto: visrtuosismi con il paint

Lucio attaccato alla ruota di scorta della jeep..


Lucio non più attaccato alla ruota di scorta della jeep


Primo accampamento:
Roy vieni giù da li Il lago WabbyChampagne pool

Secondo accampamento e party:




Simpatico questo cagnetto..
..di notte un pò meno
Vieni a trovarmi a tel Aviv.. sicuro Roy, aspettami che arrivo..



Il lake McKanzie

message in a bottle
Eli creek

Dal relitto
Laguna artificiale di Brisbane

Sydney dall'aereo